Percorsi del benessere

Il senso profondo del Benessere

Se guardiamo alla parola benessere nella sua funzione simbolica, possiamo cogliere un’immagine in movimento che sintetizza l’essenza della ricerca edonistica, esistenziale, e spirituale di un dato stadio di civiltà. Ben-essere, essere bene, stare bene.
Tra i sinonimi più conosciuti troviamo la doppia accezione di salute e ricchezza: vigore, energia, appagamento, soddisfazione, tranquillità, felicità, e anche prosperità, fortuna, agiatezza e completezza. Se ci fossimo interrogati solo pochi anni fa su queste caratteristiche, le avremmo riferite innanzitutto agli aspetti più concreti e materiali dell’esistenza. Dal sogno delle “mille lire al mese” di una allegra canzone del dopoguerra al mito pragmatico della solidità economica degli anni 60, ai miti creativi che negli anni 70 cercano di coinvolgere la realtà sociale e la trasformazione delle istituzioni; così, il mito del benessere passa dalla sfera strettamente materiale, a quella psicologica e relazionale, sia in ambito pubblico che privato. Nell’ultima parte del secondo millennio, l’avvicendarsi delle trasformazioni politiche economiche e culturali porterà a una progressiva interiorizzazione delle tematiche del benessere che verrà percepito sempre più come istanza soggettiva, che integra le risorse fisiche, psichiche ed energetiche dell’individuo.
Alla fine degli anni 70 ho avuto modo di occuparmi di quella che in America veniva chiamata la psicologia della salute. Il termine designava una tendenza che teneva conto della realtà sempre più complessa della società americana e della difficoltà di trovare risposte adeguate e sufficienti per far fronte alla domanda di promozione della salute in relazione al piano fisico, psichico e spirituale dell’individuo. I profondi cambiamenti economici e culturali si accompagnavano al nascere di aree sempre più estese di disagio, che passavano sotto il termine di stress, panico, depressione, per citare solo alcuni grandi temi che hanno inciso profondamente nella realtà sociale di quel paese e che oggi ci riguardano molto da vicino. Il sistema sanitario non era in grado di sopperire alla domanda di salute così come si andava progressivamente delineando, né d’altra parte lo era il sistema privato. Da quel fermento prende vita un movimento fondato su gruppi di iniziativa che alimentano aree di interesse e di ricerca negli ambiti più diversi del pianeta benessere. La logica del self-help ha permesso a tutta una serie di esigenze diffuse nella popolazione di divenire realtà operante, favorendo la gestione di tematiche specifiche all’interno di gruppi autogestiti. Una vasta produzione letteraria del fai da te ha invaso il mercato editoriale proponendo manuali e ricette per ogni problema. Sapienza e insensatezza coesistono e spesso si mescolano in questo caotico assortimento di tecniche, filosofie e culture di guarigione; al rischio di superficialità e pressappochismo
connesso a questo fenomeno, si accompagna tuttavia la restituzione di una parte del mandato riguardante la salute che coinvolge le persone in una presenza attiva, critica e spesso costruttiva nell’individuazione dei percorsi di benessere. Oggi questi aspetti sono entrati a pieno titolo nella nostra cultura favoriti anche dalla possibilità di curiosare a tuttocampo nel pianeta del benessere attraverso la navigazione virtuale. Un ‘alta percentuale di persone ha contattato almeno una volta le medicine non convenzionali e le metodiche provenienti dalle aree che vengono chiamate biodiscipline; alcuni per affinità, altri per disperazione. L’aspetto ideale che caratterizza queste metodiche spesso molto diversificate tra loro, si può riassumere nella ricerca del naturale, di una visione olistica che consideri l’essere umano nella sua dimensione completa e della promozione del benessere globale. Questo orientamento dedica molta attenzione a migliorare l’equilibrio dell’organismo e a renderlo più forte nella sua unità psicofisica. Se da un lato la medicina scientifica considera l’aspetto meccanicistico dell’essere umano, l’approccio al benessere si occupa invece di attivarne la parte vitalistica, definita come forza vitale o energia vitale. Sotto la spinta delle grandi trasformazioni avvenute nel panorama delle conoscenze scientifiche del secolo scorso e delle acquisizioni della fisica moderna, si stanno modificando i paradigmi conoscitivi e l’ambito olistico traduce questa nuova tendenza della scienza. Potremo aggiungere che nuove discipline come la psicobiologia, la psiconeuroimmunologia e la ricerca sugli stati alterati di coscienza, per citarne solo alcune, hanno contribuito a dimostrare l’inscindibile relazione e interazione tra il corpo e la mente. Atteggiamenti mentali e stati emotivi possono influire sull’attività biochimica dell’organismo favorendo i processi di guarigione e il mantenimento del benessere psicofisico.
L’essenza del benessere oggi risponde all’esigenza di integrare gli aspetti esteriori di bellezza, salute, forza, con le istanze dell’Io profondo. Si parla di unità psicosomatica, di percorsi di consapevolezza, di processi evolutivi. In un’edizione recente dello Zingarelli troviamo per esempio questa definizione di benessere: buono stato di salute, stato di soddisfazione interiore, risultato di equilibrio psicofisico, oltre che agiatezza, che sembrano tradurre una consapevolezza acquisita dalla nostra cultura, riguardo alla relazione corpo-mente, spirito.
In un’accezione più ampia, quindi, la ricerca del benessere diviene attenzione verso una più alta qualità del vivere quotidiano che tenga conto dell’essere umano nella sua realtà complessa di salute e malattia, nell’interazione degli aspetti fisico-psichico e energetico. Si viene così a delineare un nuovo concetto di benessere non più chiuso, predefinito o standardizzato, bensì idoneo a contaminare le esperienze più diversificate nell’ambito della salute. Nel prezioso dizionario di Psicologia del prof. Galimberti, alla voce salute troviamo una definizione che ci permette di chiarire alcuni passaggi: “per salute si intende la condizione di piena efficienza funzionale, che nell’essere umano, comprende anche funzioni logiche, affettive, relazionali in contesti interpersonali e sociali. Tale condizione varia con le fasi della cultura e non può essere tipizzata in modo definitivo. Come condizione di piena efficienza funzionale, la salute è qualcosa di più della semplice assenza di malattia e per questo non può essere ridotta a categoria medica”(Dizionario di psicologia di U. Galimberti ed UTET 1994 )
In altre parole possiamo dire che nell’accezione di salute trova collocazione sia l’ambito strettamente sanitario, che quello tutto da definire del benessere inteso come percezione soggettiva cioè un’idea che cambia a seconda dell’età, della condizione sociale, e del momento che si sta vivendo, sia come costante oggettivabile, cioè un’a-priori, un “qualcosa che viene prima” un pensiero centrato sull’importanza di “far stare bene le persone” siano esse operatori o utenti della salute. Il benessere è allora innanzitutto la possibilità di trasformare il negativo e la sofferenza non solo materiale e fisica ma anche psicologica e esistenziale . Potremo dire che nell’idea di benessere possiamo immaginare il risveglio di forze creative individuali al servizio dei processi di autorisanamento.
Ma cerchiamo di andare per gradi, per cogliere le diverse possibilità che la parola prefigura con grande immediatezza: benessere riguarda l’essere bene, lo stare bene in tutti i significati e le forme che gli attribuisce l’immaginario collettivo, ambiti che per la loro rilevanza entrano ormai a far parte di specifiche aree di ricerca (Ingrosso M. (1977) La salute come moda postmoderna, in L. Bovone, a cura, Mode, Angeli Ingrosso M. I periodici del benessere. Angeli, Milano.). Il tema trova infatti riscontro nello sviluppo di un settore tematico specializzato all’interno della comunicazione di massa a riprova del fatto che il fenomeno risponde ormai a specifiche esigenze socio-culturali diffuse. Il crescente interesse per questi temi, spazia dall’esigenza d’informazione sanitaria per muoversi più agevolmente nel complesso panorama degli ambiti specialistici aIla ricerca di alternative in ambiti non convenzionali. Dalla ricerca di soluzioni per intervenire sulla malattia, ai suggerimenti utili a permanere nella salute; spazi di cura e di accudimento, di terapia o di vacanza rigenerante; questo processo culturale determina lo sviluppo di pratiche di auto-informazione e di autogestione del benessere che introduce variabili significative anche nel rapporto con i servizi e gli operatori sanitari, ampliando di fatto le prospettive del settore legato alle pratiche del benessere e le possibili applicazioni nel campo della salute. Presupposto fondamentale per poter definire tali ambiti e le possibili aree di intervento è l’apertura verso esigenze, metodi e culture diversificati, mettendo a fuoco di volta in volta i possibili contorni di questa parola immagine, che può essere utilizzata nei significati più contrastanti come passe-par-tout per le più diverse realizzazioni progettuali. Possiamo allora cercare di identificare più chiaramente le caratteristiche di questo modello tra le tante possibilità che questa immagine evoca; accanto agli aspetti già considerati, vi sono infatti stili di vita diversi nella popolazione, che richiedono modelli diversi di salute e cura di sé. La necessità costante di “ vivere al meglio” può portare infatti a forti paradossi, innescando una tendenza quasi compulsiva a migliorare se stessi e la propria condizione di vita, ricercando sempre più freneticamente prodotti e soluzioni che la rendano sempre più piacevole e perfetta; troviamo questa tendenza culturale nelle immagini che esaltano la ricerca della perfezione attraverso l’esasperazione di una sensibilità estetica che tende a eliminare ciò che viene considerato imperfetto attraverso gli aspetti estremi della dieta, del fitness, della chirurgia estetica. Come l’enfatizzazioni del naturale, così la visione artificiale del benessere può produrre pericolosi eccessi, se diviene mito unilaterale e fuga dalla realtà.
Un’altra possibilità di esasperazione nella percezione del benessere è il condizionamento alla pulsione del “ tutto subito e al meglio”, in cui il benessere diviene sinonimo di consumismo e stare bene è direttamente proporzionale alla possibilità di “consumare ; Il movimento simbolico è di tipo ascendente e si traduce nei messaggi che esaltano il mito della soddisfazione illimitata dei desideri. ” La componente edonistica di questo modello, esalta una corsa alla felicità, che diviene non solo un diritto, ma quasi un dovere; manca la pausa, la fase di espirazione, il ritmo. Il punto in cui le forze si ritirano e si può permanere nell’attesa riflessiva. La ricerca dell’energia a tutti i costi, riflette la difficoltà a restare nella sospensione della fase di passaggio, del momento discendente, del tempo inutile, percepito come vuoto da riempire. Il punto debole è l’ansia da prestazione e in molti casi le società fondate su questo modello di benessere fanno largo uso di ansiolitici e psicofarmaci.
Parallelamente alla cultura del “piacere immediato” e dell’accelerazione del tempo, vi può essere invece un’attenzione maggiore verso le priorità di vita, che possa portare alla ricerca del significato personale che si attribuisce allo stare meglio, che permetta l’attivazione di strategie che favoriscano il conseguimento di tale benessere e la possibilità di mantenerlo nel tempo.In questa dimensione il tempo del benessere contempla la possibilità di rallentare per governare la propria ricerca di equilibrio. Questo tema ci conduce all’immagine dell’uomo cosciente di essere al centro del processo ritmico che prevede un’alternanza armonica tra i processi di espansione e ritiro. La possibilità di utilizzare questa centralità che chiameremo “presenza”, permette l’instaurarsi di un sano equilibrio tra il centro e la periferia, tra l’individuo e la società favorendo quel processo armonico di andata e ritorno dall’esperienza che preserva dalle conseguenze dello stress a cui ognuno è sottoposto dalle richieste della vita di oggi.
Il tema del benessere interessa più diffusamente anche l’ambito della comunità sociale sia negli aspetti istituzionali, che nelle forme autogestite; qui troviamo diversi orientamenti che fanno parte delle strategie del benessere: quello basato sulla prevenzione che riguarda soprattutto gli interventi mirati a evitare qualcosa di dannoso, come le cattive abitudini alimentari o le dipendenze da fumo alcol e droghe. L’approccio salutista che propone un’arte di vivere sana, con buone regole igieniche che preservino la salute dell’individuo e la sua serenità; l’approccio olistico, che coltiva le arti del benessere e dell’accudimento , attingendo alle conoscenze tradizionali delle diverse culture della salute. Alla base di tali sistemi troviamo una visione del mondo unitaria e interconnessa , che trae origine da antichi saperi tratti dalla tradizione sciamanica, dalle conoscenze delle medicine tradizionali orientali, come la cinese e l’ayurvedica, da sistemi basati su complessi presupposti filosofici come lo yoga, l’antica tradizione ermetica, alchemica gnostica o antroposofica.
In occidente la consapevolezza dell’importanza di preservare e sviluppare questi antichi saperi terapeutici appartenenti ad altre tradizioni culturali, si è accresciuta in concomitanza con fattori di moda come il fascino per l’esotico, ed anche in relazione ad una crisi di legittimità della medicina scientifica intesa come unica risposta al problema del disagio psicofisico. Nella famosa dichiarazione di Alma Ata del 1978 l’OMS sollecita a favorire l’uso delle metodiche tradizionali nell’attivazione dei programmi sanitari dei paesi in via di sviluppo. In uno studio di recente pubblicazione su questo tema (L’ambulatorio del guaritore. Biblioteca di antropologia medica – Ed ARGO 2000), gli autori cercano di comprendere quanto e come la specificità olistica delle medicine tradizionali, possa influenzare e /o arricchire le capacità-possibilità terapeutiche dei servizi sanitari. Essi sembrano pervenire alla conclusione che queste metodiche non rappresentano solo residui nostalgici, ma vere e proprie strategie vitali, in quanto pratiche di forte valenza simbolica capaci di attivare processi di riequilibrio psicofisico.
Se osserviamo le tecniche e le metodologie offerte dai santuari del benessere che si stanno sviluppando un po’ dovunque anche nel nostro paese, possiamo ritrovare questo principio rituale e simbolico sia nelle immagini proposte che nella sostanza degli interventi che realizzano il principio dell’accudimento e della rigenerazione. Accoglienza, purificazione, ritmo, contatto, sono componenti fondamentali per attivare processi di autorisanamento. Secondo le cosmogonie tradizionali vi sono 4 elementi che stanno alla base di tutti i fenomeni dell’universo: l’acqua, il fuoco, la terra e l’aria.
I significati simbolici dell’acqua si possono identificare con tre temi fondamentali: sorgente di vita, mezzo di purificazione, centro di rigenerazione. Simbolicamente legata agli aspetti del femminile, le sue proprietà passano attraverso il movimento di accoglienza, avvolgimento, fluidità. Gli ambiti di applicazione di questo elemento vanno da quelli più conosciuti come le pratiche termali , le piscine terapeutiche, i vari tipi di bagni, alle ricerche più avanzate in ambito energetico quali possono essere quelle legate agli aspetti vibrazionali di alcune acque dette “acque di luce”.
Nell’immagine del fuoco purificatore troviamo la polarità con l’aspetto acquatico Qui dominano i temi simbolici riguardanti l’aspetto maschile che agisce nel processo di distruzione rigenerazione. Il fuoco corrisponde al tema del calore-luce che purifica e trasforma: simbolo del sole, del cuore, del rosso, delle passioni quali l’amore e la collera. Nei rituali antichi il fuoco accompagnava i bagni e le fumigazioni. Il simbolo porta con sé la possibilità del passaggio dal calore esterno al risveglio del calore interiore.
La medicina tradizionale cinese, per esempio, utilizza tra le varie metodiche , la moxa, un cono composto da artemisia seccata e pressata che una volta accesa, produce un forte calore che viene diretto su punti specifici dislocati lungo i meridiani energetici.
L’aria è associata simbolicamente al soffio, al respiro vitale e al respiro cosmico e le sue qualità di purezza o di inquinamento si compenetrano ad ogni respiro con la nostra più profonda identità psicofisica.
Alla terra appartengono i simboli di fecondità e rigenerazione legati ai temi del guarire e fortificare. L’idea è sempre la stessa: rigenerarsi attraverso il contatto con le forze della terra, lasciando andare le forme precedenti, per rinascere a nuove forme: i fanghi , le sabbiature, i bagni di fieno, i cataplasmi di erbe all’interno dei quali percorrere il proprio rituale di rigenerazione.
Si può iniziare a intravedere come l’attenzione al benessere si collochi come orientamento di senso tra i due estremi della cura e del businnes indicando una via per entrambi. In questa accezione, la ricerca di uno stato di benessere può accompagnare situazioni molto differenziate: dal mantenimento della salute psicofisica nell’individuo sano, al potenziamento di risorse personali o sociali nella persona con problemi. Gli studi di psiconeuroimmunologia come abbiamo visto hanno aperto una via che mette in relazione la realtà soggettiva dell’evento emozionale con la realtà oggettiva del concomitante processo fisiologico, sollecitando in tal senso molti interessanti quesiti: per esempio come incide la percezione soggettiva dello stato di benessere sulla prevenzione della malattia , quanto sul decorso della malattia stessa, quanto sulla fase di recupero.
Spesso la separazione tra malato vero e individuo sano che vuole mantenersi in forma , porta a sottovalutare la funzione del benessere nella produzione della salute. Il malato vero esiste e necessita ovviamente di cure mediche e di adeguate prestazioni sanitarie, ma può interagire nei suoi percorsi con pratiche che ne allievino la sofferenza aggiunta migliorando la sua qualità di vita , in termini di riconoscimento e rispetto dell’identità individuale. E’ chiaro che di fronte a una grave malattia non sempre si può parlare di salute in termini di ripristino dell’efficienza funzionale, ma probabilmente si possono prefigurare per quanto possibile, degli ambiti di sollievo che tengano conto dei diversi livelli di stratificazione dell’essere umano: il livello fisico , il livello mentale, il livello emozionale psichico e l’ambito spirituale energetico.
L’attenzione al benessere può essere in questo senso un percorso trasversale che collega emergenza ed eccedenza favorendo la realizzazione di punti di eccellenza nella sanità grazie a punti di sociale che si autogoverna. Benessere può significare allora poter avere riferimenti chiari dopo una dimissione ospedaliera: collegamenti, supporti, riferimenti operativi, risorse attivabili, informazione, formazione, solidarietà, confronto replicati da una rete efficiente tra servizi, privato sociale, volontariato, nei luoghi più diversificati del benessere. Inoltre , se assumiamo che l’opportunità del benessere come produttore di salute evidenzia innanzitutto l’importanza di essere nella propria identità, il più possibile allineati a se stessi, l’attenzione al benessere diviene un approccio metodologico mirato a produrre salute negli ambiti più diversi della realtà sociale. Ecco allora che lo spazio e le risorse legate al benessere appartengono a tutte quelle realtà che permettono identità:
luoghi di scambio, di incontro, di confronto, di crescita personale o sociale. Il campo di bocce, di basket o di calcio nel quartiere; la pista ciclabile, la sauna e la palestra. La riscoperta degli ambiti di accudimento del corpo, della mente e dello spirito. Spazi di incontro e ricreazione per donne e uomini, giovani e meno giovani. Luoghi di scambio di saperi e di sperimentazioni, di strumenti per crescere, respirare, occuparsi di sé e degli altri, nutrirsi, educare, anche divertirsi. Reti per connettere identità e riconoscersi: nella condivisione dei saperi non codificati, nella sperimentazione e nel reciproco accudimento.

1 comment on “Percorsi del benessereAdd yours →

  1. Come un Sassicaia, un Amarone, un Barolo d’annata: come un vino importante, strutturato, robusto, complesso e completo.
    Intenso e deciso all’olfatto, con gusto e retrogusto, con i sapori che piano piano, sorso dopo sorso, liberano una grande personalità.
    Così è il racconto della dott.ssa Lorenzi: complesso e completo, con sapori di vita: un racconto non facile che riletto, paragrafo dopo paragrafo, regala il meglio di sé, una grande profondità di pensiero, di conoscenze e di studio.
    Un racconto da meditazione, da assaporare lentamente.
    Un racconto scritto così bene, in modo dettagliato e completo che si possono soltanto estrarre alcuni spunti di riflessione.

    Tuttavia, per mia formazione culturale, desidero premettere un personale commento, non centrato sul tema del benessere, così come lo intende la dott.ssa Lorenzi, ma sul suo esatto contrario.
    Mi riferisco a quelli che “sauna, palestra, pista ciclabile” non sanno né come siano fatte, né cosa significhi.

    Tre miliardi di persone al mondo vivono con 2,1 euro al giorno: sembra impossibile, ma è così. E non sono neppure i più “sfortunati”: cifre ben più impressionanti si fanno largo in quella che due economisti del MIT di Boston, hanno definito l’economia della povertà.
    Le ho raccolte in solo cinque punti, anche se molto di più ci sarebbe da scrivere, ma non è questa la sede.

    1. Acqua bene prezioso
    Più di 1 miliardo di persone non ha accesso sufficiente all’acqua potabile e si stima che 400 milioni di queste siano bambini.
    Qui non c’è benessere, non c’è cultura, né scolastica, né sanitaria, né politica: c’è soltanto degrado e disperazione.
    Il percorso del benessere per miliardi di abitanti di questo pianeta, si è fermato a 100 o 500 anni fa, oppure a 3.000 km. di distanza.

    2. I bambini sono i più poveri: su 2,2 miliardi di bambini al mondo, circa la metà, 1 miliardo vive in povertà. Secondo l’UNICEF, 22.000 bambini muoiono ogni giorno a causa dell’indigenza e 165 milioni di bambini sotto i 5 anni sono rachitici a causa della malnutrizione cronica.

    3. Benessere per ricchi e poveri
    Le 300 persone più ricche del mondo possiedono la stessa ricchezza dei 3 miliardi dei più poveri.

    4. Analfabetismo
    Al mondo almeno 1 miliardo di persone sono totalmente analfabete, incapaci persino di scrivere il proprio nome, di cui 2/3 di donne: il 45% della popolazione analfabeta vive in India e in Cina.

    5. Violenza e degrado
    ANSA 8 febbraio 2019: orrore in India.
    Una bambina di cinque anni è stata violentata e uccisa a Mumbai dopo essere stata rapita mentre dormiva in una baracca insieme ai genitori e tre fratellini.
    I bambini dormono nelle discariche, nelle “favelas”, sui barconi dei migranti.
    È giusto parlare di “benessere” ma non dobbiamo dimenticare chi veramente non conosce il significato di questa parola, ma conosce solo la prevaricazione, la violenza sulle donne, sui minori, lo sfruttamento di adulti e di minori nel settore del lavoro, in un contesto di disagio economico e sociale sparso in vari continenti, dal Sud America, all’Africa, all’Asia.
    Stupri, mutilazioni, assenza di cibo, di igiene, di farmaci.

    La dott.ssa Lorenzi sarebbe perfettamente in grado di scrivere commenti e riflessioni sui punti sopra ricordati, ma va detto che non è questo l’obiettivo del suo articolo.
    “Percorsi del benessere” si rivolge ai 4,5 miliardi di individui “non poveri” (dato che su questa Terra siamo circa il 7,6 miliardi).

    È un articolo molto condivisibile e molto bello, così come interessante e piacevole è avvicinarsi e condividere un approccio olistico. Benessere è “la ricerca del naturale, di una visione olistica che consideri l’essere umano nella sua dimensione completa e della promozione del benessere globale”.
    Purtroppo, per un bizzarro e disattento approccio alla vita quotidiana, unito alla mancanza di cultura e di formazione, si tratta di nozioni e di comportamenti che andrebbero insegnati prima ai sani e dopo ai malati.
    Ci sono alcuni passaggi dell’articolo che mi hanno particolarmente colpito e che volentieri riporto: “Benessere è allora innanzitutto la possibilità di trasformare il negativo e la sofferenza non solo materiale e fisica ma anche psicologica e esistenziale”.
    Tra gli spunti più significativi dell’articolo mi piace ricordare che “la ricerca di uno stato di benessere può accompagnare situazioni molto differenziate: dal mantenimento della salute psicofisica nell’individuo sano, al potenziamento di risorse personali o sociali nella persona con problemi”.
    Molto correttamente la dott.ssa Lorenzi scrive che “Benessere (salute) non è solo assenza di malattia …”.
    La salute infatti, così come definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1946, è “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”.
    La salute viene considerata un diritto e come tale si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone, ben al di là della semplice gestione di un sistema sanitario.
    Il carattere “utopistico” di tale definizione è molto chiaro poiché descrive una situazione di completa soddisfazione e felicità che forse non potrà essere mai raggiunta, anche se costituisce un punto di riferimento verso il quale orientare i propri sforzi.

    La coerenza e la logica espositiva mi obbligano però a fare riferimento alla nostra realtà, per non “andare fuori tema”.
    La realtà che viene percepita dalla dott.ssa Lorenzi nello Studio di Psicoterapeuta in via Felice Venezian a Trieste.
    Lucia (la dott.ssa Lorenzi) ti guarda attenta, con quei suoi occhi buoni, pieni di comprensione.
    È particolarmente intelligente e – oltre al “mestiere” – leggi: “grande esperienza”, ci mette un silenzioso entusiasmo ed una dolce indulgenza.
    È pacifica, paziente perché sa che alla fine “vincerà” lei, anzi, vinceremo noi, perché i pazienti in situazione di benessere sono il suo obiettivo.
    È donna di straordinaria umanità, non solo per la professione che svolge ma per l’eleganza e lo stile con cui si pone. Un atteggiamento che è sicuramente diverso per ogni paziente, per ogni donna o uomo da consolare, nella pluralità delle casistiche incontrate in tanti anni di lavoro.
    Lucia non ti offre la “comprensione” ma si prodiga per “far comprendere”: per lei sarebbe troppo facile suggerire o indicare, mentre è molto più costruttivo e duraturo il traguardo che si riesce a raggiungere con le proprie forze.
    Lucia, tranquilla, ti aiuta a superare i problemi, ti porta per mano: spesso non ti dà la soluzione ma, volutamente, con un delicato approccio ermeneutico, lascia che sia tu a trovare la strada del tuo percorso, per il tuo benessere.

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